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Nel sempre mutevole scenario dell’innovazione globale, Cina e Stati Uniti sono emersi come potenze dei brevetti, mentre le presentazioni di brevetti europei sono rimaste indietro. Ciò solleva una domanda critica: perché sembra che l’Europa stia arretrando nella corsa all’innovazione e alla creazione di brevetti? Esaminiamo i fattori che plasmano questa narrazione.

Guardate il declino dell’Europa in questo grafico, dal sito web dell’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale).

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L’EPO è l’Ufficio Europeo dei Brevetti, e il numero di brevetti del 2020 e del 2021 è molto inferiore rispetto a quello di Cina e Stati Uniti.

Il problema è che questo grafico rappresenta il futuro di questi paesi. Questi depositi di brevetti significano innovazione e forse qualche geniale idea che potrebbe conquistare il pianeta dal punto di vista commerciale.

Quindi, perché l’Europa, storicamente rinomata per il suo spirito inventivo e la sua abilità intellettuale, ha visto una diminuzione nella produttività nel campo dell’innovazione?

Gli investimenti governativi nella ricerca e nell’innovazione sono un driver fondamentale dei depositi di brevetti. La Cina, ad esempio, ha destinato risorse considerevoli alla ricerca e allo sviluppo, alimentando così i suoi numeri in termini di brevetti. La domanda è quindi: perché l’Unione Europea ha scelto di fare un passo indietro e, per la maggior parte, mantenere i livelli di finanziamento degli ultimi dieci anni?

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Molti diranno che esistono troppe regolamentazioni, in particolare per quanto riguarda la privacy dei dati e la concorrenza, il che può creare sfide per le aziende tecnologiche. Sebbene queste regolamentazioni proteggano i consumatori, possono anche costituire un ostacolo alla crescita rapida. Quindi, perché permettono alle grandi aziende straniere di dettare le leggi in Europa e limitano le aziende europee? I lobbisti delle grandi aziende potrebbero cercare di stabilire standard industriali che favoriscono le loro tecnologie o prodotti, rendendo difficile per le aziende europee competere su un piano di parità. Inoltre, diverse aziende americane, sostenute dai lobbisti, ottengono un accesso più agevole ai mercati europei attraverso accordi commerciali e negoziati, potenzialmente influenzando le imprese europee che affrontano una maggiore concorrenza.

https://www.politico.eu/article/big-tech-companies-face-potential-eu-lobbying-ban/

https://www.ft.com/content/16816444-1694-4530-84bb-ac289d6776dd

Mentre sono in corso processi e vengono formulate accuse in Europa, è essenziale riconoscere che le questioni in oggetto non sono soltanto colpa di entità straniere.

Gli europei potrebbero attenersi a settori tradizionali come l’automobile o la farmaceutica, lasciando tutta l’innovazione legata all’IA, alla blockchain e alle energie rinnovabili ad altri paesi.

La decisione dell’Europa di adottare un’economia “dei servizi”, contraddistinta da un’ampia esternalizzazione della produzione e della generazione di energia verso nazioni straniere, si sta ora rivelando come un’arma a doppio taglio. Nel mondo contemporaneo, caratterizzato da pressanti sfide climatiche, gli imperativi dell’indipendenza, dell’innovazione e dell’adattabilità sono al centro dell’attenzione come mai prima d’ora.

Pertanto, riassumendo:

Il declino dell’innovazione europea può essere attribuito a diversi fattori chiave come l’externalizzazione, investimenti insufficienti nella ricerca, una motivazione ridotta a causa dei salari comparativamente più bassi e l’influenza del lobbying. Sebbene questi fattori siano significativi, è cruciale riconoscere che essi sono, in realtà, radicati in decisioni politiche.

L’externalizzazione, ad esempio, spesso avviene a causa delle politiche commerciali e degli accordi internazionali che guidano le relazioni economiche. La decisione di ridurre o mantenere gli investimenti nella ricerca è intrinsecamente politica, riflettendo le priorità e le assegnazioni di bilancio dei governi. Allo stesso modo, i livelli salariali e le normative sul lavoro sono influenzati da decisioni politiche che modellano le politiche economiche e sociali.

Le lobbies operano anch’esse all’interno di un quadro politico (ancora poco inquadrato in alcuni paesi), poiché cercano di influenzare i legislatori e di plasmare la legislazione a favore di interessi specifici.

Tuttavia, il potere di cambiare queste circostanze risiede nell’Europa stessa. I governi e le istituzioni europee hanno l’autorità per riesaminare e modificare queste decisioni politiche. Possono compiere scelte strategiche per dare priorità alla ricerca e all’innovazione, riesaminare le pratiche di esternalizzazione e affrontare le motivazioni e gli incentivi per i lavoratori. In tal modo, l’Europa può ridisegnare il suo paesaggio economico e tecnologico, promuovendo una cultura più vivace di innovazione e competitività sulla scena globale. Si tratta di una questione di volontà politica e di pianificazione strategica per indirizzare la regione in una nuova direzione.

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